Come sindacalista ma soprattutto come ex lavoratrice dell’
ipermercato Carrefour mi permetto di entrare in questa vicenda che riguarda a
mio avviso non solo le liberalizzazioni ma anche la situazione in cui da sempre
si trovano i lavoratori. E’ evidente che in Carrefour ci sono problemi che non
riguardano solo le liberalizzazioni, ma anche i contratti stipulati all’apertura
ma soprattutto l’organizzazione del lavoro che a mio avviso incide sulla
produttività dello stesso Ipermercato. Carrefour è una realtà nel nostro
territorio che da sempre ha impegnato i vari sindacati in una lotta continua
contro la proprietà. Visto la mia lunga
esperienza come sindacalista all’interno di questa azienda mi posso permettere
di criticare i suoi vertici per non aver mai saputo organizzare i lavoratori e
per aver gestito la vendita con superficialità, riducendo anno per anno, il
personale all’interno, provocando così un malcontento generale da parte non
solo di chi ci lavora ma anche della stessa clientela. Oggi posso dire che da
questa situazione emerge la volontà da parte della proprietà, di vendere questo ipermercato, lasciando al
compratore meno personale possibile. Credo che la vendita sia difficile a causa
della crisi che negli ultimi anni sta investendo un po’ tutti i settori, anche quello
della grande distribuzione. Bisogna ricordare che sul nostro territorio, in
comuni diversi ma comunque nel giro di pochi km, sono presenti numerosi ipermercati,
evidentemente quando l’economia tirava, la politica ha dato a mio avviso troppe
concessioni ed ora ci ritroviamo in questa difficile situazione. Non solo
Carrefour è in crisi, ma anche gli altri. Carrefour non è mai decollato, forse
perché è stato l’ultimo ad aprire ma anche perché ha dovuto confrontarsi con
dei marchi molto forti sul territorio come quello della Coop. Le
liberalizzazioni non serviranno certamente a migliorare la situazione,
tutt’altro, trovo questa scelta da parte del Governo Monti, assurda. I
cittadini hanno sempre meno soldi da spendere, aumentare le ore di apertura non
li porterà certamente a comprare di più. Dall’altra parte avremo problemi con i
lavoratori che hanno diritto ad una vita privata e danneggeremo ancora di più
quei piccoli negozi a gestione familiare che non potranno assumere personale
perché i loro incassi non lo permettono e quindi non potranno garantire
un’apertura così lunga. Situazione ben diversa e mi preme sottolinearlo è
quella dei negozi come ad esempio il Nencini che da anni chiede più aperture,
ma che oggi ha dimostrato di sapere gestire il proprio personale. Credo, pur
non condividendo le liberalizzazioni, che su Carrefour ci siano problemi che
vanno ben oltre, ma soprattutto non ci sia la considerazione e il rispetto per
i lavoratori. Non si può considerarli delle semplici matricole, un lavoratore è
prima di tutto una persona, questa è la differenza tra una gestione familiare
di un’azienda come il Nencini e una molto più grande come quella del Carrefour.
Oggi c’è la volontà da parte del Governo centrale di attuare una riforma del
lavoro che possa assomigliare a quella europea, attenzione, la nostra storia è
diversa, la “testa” dei lavoratori non si cambia in pochi mesi, questa riforma
potrebbe scatenare delle proteste sociali. Pur condividendo che sia necessaria
una riforma per dare più flessibilità, deve venire prima del lavoro, il
rispetto per l’”uomo”. Non si può pensare di combattere la globalizzazione
sfruttando di più i lavoratori, altrimenti non ci rimane che fare come la Cina
e aprire le fabbriche lager, o aspettare, come presto accadrà che in quei paesi
emergenti, ci sia presto una rivolta sociale che possa portare un po’ di
democrazia. Le scelte da fare sono altre, queste liberalizzazioni sono inutili,
bisogna ridurre la pressione fiscale, altrimenti tutte le riforme infelici di
questo Governo di tecnici, ricadranno “considerato” e “rispettato” lavora molto
meglio e più volentieri di uno “sfruttato” e mai “ascoltato”! Mi auguro che
Carrefour possa finalmente ascoltare tutti quei lavoratori che da tempo manifestano
dei disagi, la nostra democrazia e la nostra società non può essere ricattata
dalle multinazionali come ormai è evidente che sia. Ora basta!!!
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