Se dovessi descrivere questo momento la parola più adatta
sarebbe “caos”. Dopo lo tzunami politico di questi giorni dovuto non solo alla
situazione politica nazionale ma soprattutto al risultato elettorale delle
amministrative, tutto il centrodestra si
interroga. Sia ben chiaro, molte domande se le sta ponendo anche il
centrosinistra perché si rende conto di aver perso tantissimi voti. Mi verrebbe da esultare dicendo, “finalmente
ci siamo svegliati” e invece sono profondamente preoccupata e consentitemelo,
delusa. E’ inutile spiegare la situazione che stiamo vivendo, è davanti a tutti
noi, limpida e crudele. La realtà è una sola, bisogna reagire e costruire qualcosa
di nuovo, di più credibile. Di chi sono le colpe? Di tutti, ma soprattutto
della classe dirigente che non è stata capace in questi ultimi anni di
mantenere le promesse e di risolvere i veri problemi del paese. Certamente ci
sono altre colpe o eventi a livello nazionale e internazionale che hanno
contribuito ed accellerato i tempi della caduta dell’”Impero di Roma”. Questo è
il paragone che negli ultimi mesi mi sento di fare, il Pdl fino a poco tempo fa
era un grande partito, sembrava perfetto, fortissimo, indistruttibile governato
da un leader onnipotente e invece in pochissime settimane si sta sgretolando.
Oggi sembra più un castello di sabbia che un grande palazzo solido come
qualcuno pensava che fosse. Voglio tornare però alla situazione locale che in
questo momento più mi preme anche se è fortemente legata a quella nazionale.
Ieri sera abbiamo avuto la prima riunione degli eletti del Pdl della provincia
di Firenze, due ore di dibattito, sicuramente un qualcosa di nuovo e positivo
all’interno del partito, ho ascoltato con interesse i vari interventi dei
coordinatori e dei consiglieri, devo però ammettere che in molti casi sembrava
di essere sul “muro del pianto”. Si è parlato troppo del passato e poco del
futuro. Il mio intervento ha meravigliato tutti, non è stato “critico” ma una
volta tanto qualcuno ha bisbigliato, “costruttivo”. Non poteva essere
altrimenti, davanti alla dichiarazione dei coordinatori di un fallimento, non
era utile rincarare la dose, ma cercare di portare un contributo. Del resto
quando tutti ancora pensavano di cavalcare un cavallo vincente, io l’avevo detto
e lo avevo scritto che la fine sarebbe stata vicina. Avevo ragione e ora? Voglio ricominciare, io non mi arrendo, sono
una guerriera, una rivoluzionaria di destra come dice il professor Giovanni
Pallanti, noto intellettuale di Firenze. Bene, caro professore, lei ha ragione
e oggi più che mai comprendo le sue parole, nel mio piccolo, voglio rivoluzionare
questo centrodestra. Ieri sera, la rivoluzionaria del partito, ha cercato di
dare una speranza con le sue parole, ha parlato di nuovo modo di comunicare,
questo Pdl per la comunicazione a livello locale e non solo, sembra un partito
della prima Repubblica. Ho accennato al mio modesto progetto politico e ho
parlato di un nuovo modo di comunicare e fare politica sul territorio. Il Pdl
ha fallito per tanti motivi ma quello che oggi mi fa più paura è la famosa “mignottocrazia”
politica. Cari amici, a mio avviso ci sono “mignotte” e “mignotte”, le più
famose sono quelle descritte con un pizzico di invidia da Guzzanti nel suo
libro che preferisco non commentare, ma visto le basse percentuali di presenze
femminili nel Pdl quel che più mi preoccupa sono i maschietti. I famosi
prostituti della politica o servi di partito. Ce ne sono molti in quel
Parlamento, troppi! Se per le donne interessate nutro un sentimento di pena e delusione, per i
maschietti non ho proprio pietà! Del resto senza preferenze e selezioni in base
alla meritocrazia, hanno troppo spesso vinto coloro che si sapevano vendere a
buon prezzo con una sola promessa, la fedeltà e l’ubbidienza al padrone di
turno. Ma per finire il quadro politico, chi sono i padroni di turno? Degli uomini
che fanno parte della preistoria politica oppure degli affaristi utili al
bilancio del partito. Non tutto il mondo è paese, diceva mia nonna, qualche
soggetto sano c’è anche lì, ma sono un numero minore e di loro ormai non se ne
conosce neanche l’esistenza, ogni tanto rilasciano timide ma interessanti
interviste snobbate dai “servetti”. Che dire, su questo argomento ci sto
scrivendo un libro, penso che questa mia analisi sia sufficiente per capire in
che mani siamo e come sia improbabile che questa classe dirigente ci possa
portare fuori da questa drammatica situazione. Su Berlusconi non faccio
commenti, oggi è un morto che cammina ma lui è come i gatti, ha sette vite e
potrebbe benissimo resuscitare e proporre un’alternativa oppure blindare il suo
gruppo e cercare di riprendere i voti dei suoi fedelissimi attualmente non
quantificabili. Questa mia esperienza
politica mia ha insegnato che il povero e il piccolo ha sempre più idee del
ricco e del grande. Una strana ma comprensibile legge della natura. Credo che
anche la sociologia possa aiutarci molto a comprendere questo fenomeno legato
alla stessa sopravvivenza dell’uomo. Voglio concludere dicendo che ormai il quadro
è chiaro, il popolo è stufo ed è troppo ben informato grazie al web e ai
tradizionali strumenti di comunicazione, non può più vedere i vecchi politici,
si sente tradito e difficilmente in un breve periodo, potrà perdonare o dimenticare.
Ci vuole un progetto diverso, costruito da facce nuove, coloro che hanno sempre
lavorato e sono sempre stati messi da parte, dei giovani politici con tante
idee, non necessariamente giovani di età ma direi più di mentalità. Non si può
parlare o proporre un nuovo partito mettendo davanti le solite facce presenti
da decenni, ci vuole un vero cambiamento credibile agli occhi degli elettori. Non
credo che i vecchi dinosauri si facciano da parte da soli, loro potranno sempre
rimanere nel vecchio partito. Non voglio chiamarlo il partito dei rottamatori di
centrodestra, sembrerebbe una brutta copia del progetto di un famoso sindaco
fiorentino, chiamiamolo un partito di rivoluzionari che hanno voglia di
liberare il paese dalle vecchie e ormai stanche figure politiche nazionali.
Beppe Grillo giustamente attacca i partiti e i loro dirigenti, non posso non
condividere il suo pensiero, il suo modo di fare politica simile al mio, il suo
semplice ma ottimo programma contro il sistema. Questo è il problema. Mi piacerebbe avere un
confronto con un grillino, a dire la verità l’ho già avuto in una circostanza,
durante una discussione sui finanziamenti ai partiti, bene, entrambi abbiamo
detto le stesse cose. Beppe Grillo non è la causa ma l’effetto di una politica
vecchia e non più credibile che non si rende ancora conto della situazione.
Questa politica è rappresentata dai vertici di partito e non dalle basi. Io credo in un vero partito che possa
rappresentare tutti, non costruito su vecchie ideologie ma su nuove idee, un
progetto che non sia frutto di un unico padre ma di tanti figli. Un laboratorio
politico nuovo. In questi giorni ho cercato di costruire un mio piccolo
progetto che porterò avanti e che spero di continuare a costruire con un gruppo
di amici che mi hanno aiutato e incoraggiato. Aperto a tutti, spero che possa
essere preso come esempio anche da un futuro nuovo soggetto politico che per ora
non si intravede ma che spero possa presto emergere. Ricordatevi, non sono gli
elettori che mancano ma delle proposte valide e credibili.
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