mercoledì 23 maggio 2012

Un nuovo progetto politico basta con la "mignottocrazia"


Se dovessi descrivere questo momento la parola più adatta sarebbe “caos”. Dopo lo tzunami politico di questi giorni dovuto non solo alla situazione politica nazionale ma soprattutto al risultato elettorale delle amministrative,  tutto il centrodestra si interroga. Sia ben chiaro, molte domande se le sta ponendo anche il centrosinistra perché si rende conto di aver perso tantissimi voti.  Mi verrebbe da esultare dicendo, “finalmente ci siamo svegliati” e invece sono profondamente preoccupata e consentitemelo, delusa. E’ inutile spiegare la situazione che stiamo vivendo, è davanti a tutti noi, limpida e crudele. La realtà è una sola, bisogna reagire e costruire qualcosa di nuovo, di più credibile. Di chi sono le colpe? Di tutti, ma soprattutto della classe dirigente che non è stata capace in questi ultimi anni di mantenere le promesse e di risolvere i veri problemi del paese. Certamente ci sono altre colpe o eventi a livello nazionale e internazionale che hanno contribuito ed accellerato i tempi della caduta dell’”Impero di Roma”. Questo è il paragone che negli ultimi mesi mi sento di fare, il Pdl fino a poco tempo fa era un grande partito, sembrava perfetto, fortissimo, indistruttibile governato da un leader onnipotente e invece in pochissime settimane si sta sgretolando. Oggi sembra più un castello di sabbia che un grande palazzo solido come qualcuno pensava che fosse. Voglio tornare però alla situazione locale che in questo momento più mi preme anche se è fortemente legata a quella nazionale. Ieri sera abbiamo avuto la prima riunione degli eletti del Pdl della provincia di Firenze, due ore di dibattito, sicuramente un qualcosa di nuovo e positivo all’interno del partito, ho ascoltato con interesse i vari interventi dei coordinatori e dei consiglieri, devo però ammettere che in molti casi sembrava di essere sul “muro del pianto”. Si è parlato troppo del passato e poco del futuro. Il mio intervento ha meravigliato tutti, non è stato “critico” ma una volta tanto qualcuno ha bisbigliato, “costruttivo”. Non poteva essere altrimenti, davanti alla dichiarazione dei coordinatori di un fallimento, non era utile rincarare la dose, ma cercare di portare un contributo. Del resto quando tutti ancora pensavano di cavalcare un cavallo vincente, io l’avevo detto e lo avevo scritto che la fine sarebbe stata vicina. Avevo ragione e ora?  Voglio ricominciare, io non mi arrendo, sono una guerriera, una rivoluzionaria di destra come dice il professor Giovanni Pallanti, noto intellettuale di Firenze. Bene, caro professore, lei ha ragione e oggi più che mai comprendo le sue parole, nel mio piccolo, voglio rivoluzionare questo centrodestra. Ieri sera, la rivoluzionaria del partito, ha cercato di dare una speranza con le sue parole, ha parlato di nuovo modo di comunicare, questo Pdl per la comunicazione a livello locale e non solo, sembra un partito della prima Repubblica. Ho accennato al mio modesto progetto politico e ho parlato di un nuovo modo di comunicare e fare politica sul territorio. Il Pdl ha fallito per tanti motivi ma quello che oggi mi fa più paura è la famosa “mignottocrazia” politica. Cari amici, a mio avviso ci sono “mignotte” e “mignotte”, le più famose sono quelle descritte con un pizzico di invidia da Guzzanti nel suo libro che preferisco non commentare, ma visto le basse percentuali di presenze femminili nel Pdl quel che più mi preoccupa sono i maschietti. I famosi prostituti della politica o servi di partito. Ce ne sono molti in quel Parlamento, troppi! Se per le donne interessate  nutro un sentimento di pena e delusione, per i maschietti non ho proprio pietà! Del resto senza preferenze e selezioni in base alla meritocrazia, hanno troppo spesso vinto coloro che si sapevano vendere a buon prezzo con una sola promessa, la fedeltà e l’ubbidienza al padrone di turno. Ma per finire il quadro politico, chi sono i padroni di turno? Degli uomini che fanno parte della preistoria politica oppure degli affaristi utili al bilancio del partito. Non tutto il mondo è paese, diceva mia nonna, qualche soggetto sano c’è anche lì, ma sono un numero minore e di loro ormai non se ne conosce neanche l’esistenza, ogni tanto rilasciano timide ma interessanti interviste snobbate dai “servetti”. Che dire, su questo argomento ci sto scrivendo un libro, penso che questa mia analisi sia sufficiente per capire in che mani siamo e come sia improbabile che questa classe dirigente ci possa portare fuori da questa drammatica situazione. Su Berlusconi non faccio commenti, oggi è un morto che cammina ma lui è come i gatti, ha sette vite e potrebbe benissimo resuscitare e proporre un’alternativa oppure blindare il suo gruppo e cercare di riprendere i voti dei suoi fedelissimi attualmente non quantificabili.  Questa mia esperienza politica mia ha insegnato che il povero e il piccolo ha sempre più idee del ricco e del grande. Una strana ma comprensibile legge della natura. Credo che anche la sociologia possa aiutarci molto a comprendere questo fenomeno legato alla stessa sopravvivenza dell’uomo.  Voglio concludere dicendo che ormai il quadro è chiaro, il popolo è stufo ed è troppo ben informato grazie al web e ai tradizionali strumenti di comunicazione, non può più vedere i vecchi politici, si sente tradito e difficilmente in un breve periodo, potrà perdonare o dimenticare. Ci vuole un progetto diverso, costruito da facce nuove, coloro che hanno sempre lavorato e sono sempre stati messi da parte, dei giovani politici con tante idee, non necessariamente giovani di età ma direi più di mentalità. Non si può parlare o proporre un nuovo partito mettendo davanti le solite facce presenti da decenni, ci vuole un vero cambiamento credibile agli occhi degli elettori. Non credo che i vecchi dinosauri si facciano da parte da soli, loro potranno sempre rimanere nel vecchio partito. Non voglio chiamarlo il partito dei rottamatori di centrodestra, sembrerebbe una brutta copia del progetto di un famoso sindaco fiorentino, chiamiamolo un partito di rivoluzionari che hanno voglia di liberare il paese dalle vecchie e ormai stanche figure politiche nazionali. Beppe Grillo giustamente attacca i partiti e i loro dirigenti, non posso non condividere il suo pensiero, il suo modo di fare politica simile al mio, il suo semplice ma ottimo programma contro il sistema.  Questo è il problema. Mi piacerebbe avere un confronto con un grillino, a dire la verità l’ho già avuto in una circostanza, durante una discussione sui finanziamenti ai partiti, bene, entrambi abbiamo detto le stesse cose. Beppe Grillo non è la causa ma l’effetto di una politica vecchia e non più credibile che non si rende ancora conto della situazione. Questa politica è rappresentata dai vertici di partito e non dalle basi.  Io credo in un vero partito che possa rappresentare tutti, non costruito su vecchie ideologie ma su nuove idee, un progetto che non sia frutto di un unico padre ma di tanti figli. Un laboratorio politico nuovo. In questi giorni ho cercato di costruire un mio piccolo progetto che porterò avanti e che spero di continuare a costruire con un gruppo di amici che mi hanno aiutato e incoraggiato. Aperto a tutti, spero che possa essere preso come esempio anche da un futuro nuovo soggetto politico che per ora non si intravede ma che spero possa presto emergere. Ricordatevi, non sono gli elettori che mancano ma delle proposte valide e credibili.

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