martedì 18 gennaio 2011

REFERENDUM FIAT

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Giovedì e Venerdì saranno due giorni decisivi per uno dei referendum aziendali più discussi nella storia del mondo del lavoro.
La globalizzazione ci impone nuove regole per essere più competitivi.
La realtà è davanti agli occhi di tutti gli italiani di buon senso, il nsotro paese a causa di molteplici problemi che non sto qui ad elencare, non attira più investimenti stranieri ma la cosa più preoccupante è che allontana anche gli industriali italiani che preferiscono scappare all'estero per intraprendere nuove avventure imprenditoriali più redditizie.
Ho molto apprezzato l'intervento degli ultimi mesi fatto dal nostro Parlamentare Europeo Paolo Bartolozzi, che giustamente ritiene in un momento così difficile per l'economia mondiale e quindi di crisi per moltissime aziende italiane di mettere avanti prima il lavoro e poi i diritti dei lavoratori che comunque sono importantissimi.
Sì, è proprio così, l'elemento principale e essenziale che già da tempo scarseggia nel nostro paese è proprio il lavoro.
Senza di questo non ci possono essere neanche i diritti, questa è la verità che è difficile da accettare soprattutto per chi come me svolge attività sindacale con convinzione e passione.
Ho sentito in questi giorni parole molto dure nei confronti dell'amministratore delegato, Marchionne. Non dobbiamo scordarci che quest'uomo dovrà affrontare a sua volta una delle più grandi crisi economiche della storia e per far questo dovrà necessariamente razionalizzare i costi, organizzando in maniera più produttiva i vari stabilimenti soprattutto quelli italiani che ormai sono noti per non essere competitivi. Marchionne sarà anche troppo severo nei suoi modi di affrontare il problema ma forse è l'unico modo per far capire a molti italiani che il mondo del lavoro sta cambiando e se non ci adegueremo anche noi, finiremo per restare esclusi dal mercato internazionale.Per la Fiat ci sono infatti due possibilità, riorganizzare la produzione italiana o trasferirla in altri paesi più convenienti.
E' vero, qualche diritto in meno ci sarà, ma quell'accordo è l'unica salvezza, almeno per ora di tutti quei posti di lavoro.
Mi auguro come sindacalista ma anche come donna impegnata in politica che prevalga il senso di responsabilità di tutti perchè in gioco c'è la sopravvivenza di tantissime famiglie italiane.
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